Accettazione passiva di uno status quo e la sua deriva in ogni ambito dell’esistenza.

Il principio della rana bollita” ricorda gli apologhi delle Favole degli animali di Esopo, che offrono riflessioni acute e insegnamenti preziosi attraverso la rappresentazione allegorica dei vizi e delle virtù degli uomini:
Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana.
Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale.
Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi: Si stanca po’, tuttavia non si spaventa.
L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha più la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce semplicemente morta bollita.
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50 gradi, avrebbe dato un forte colpo zampa e sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.
Il testo di Noam Chomsky è una rappresentazione critica dell’impoverimento morale e culturale della collettività, che porta all’ingiustizia alla disuguaglianza e in ultima istanza al disfacimento sociale.
Come la rana si abitua al calore crescente dell’acqua, gli esseri umani finiscono per adattarsi alla mediocrità,
all’insoddisfazione e al dolore, al punto da non avere più le forze per riconoscere la felicità e combattere per
conquistarla.
Cosa causa questa assuefazione e impedisce di spegnere il fuoco?
La causa principale è una profonda resistenza al cambiamento, che si traduce nella scelta di mantenere le cose come stanno.
Manca la consapevolezza reale della situazione che si vive,
Per evitare il processo di bollitura, l’unico modo è chiedersi chi si è, e chi si vuole essere davvero.

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